agosto 23, 2013

Pupetti Rosa 2013 - Lu malocchiu

Lì nel paesello siciliano c’è questa vecchina di 91 anni che ti toglie il malocchio. Mi dicono “Dai andiamo”, ma io oppongo “Che ne so io, se ho il malocchio oppure no?”. La risposta mi convince: “Ci sono tante persone che si concentrano sul male di chiunque, è bello essere sicuri che qualcuno operi per il tuo bene. E poi la nonnina è contenta di farlo per tutti”.
Appurato che non saranno chiesti né quattrini né beni in natura (la crisi si sente anche nelle piccole cose e io al massimo potrei portare dei fichi d’india rubati dalla pianta dei vicini) accetto di andare a farmi togliere lu malocchiu che forse non ho, col timore di tirarmelo.

In una piccola corte ricavata da un garage, arredata con divani vecchi, poltrone, un tavolo da pranzo e un  forno a legna, mi viene presentata la vecchina. Ha in bocca solo un incisivo sbilenco e scheggiato, come si chiami non lo so, e quello che dice proprio non lo capisco: parla un siciliano sdentato. Cercare di far credere a una potenziale sensitiva che sto capendo quel che mi dice è davvero ridicolo, quindi mi risparmio di annuire come una secchiona in prima fila a ogni suono che esce dalla sua bocca: mi impegno a sorridere gentilmente, per comunicarle un po’ di gratitudine per quel che mi sta per fare. A un certo punto dice “Di venere”, io ho un sussulto di comprensione e dico “Ah di venerdì!”, lei dice di sì, ma non è chiaro cosa debba accadere di venerdì, anche perché oggi è domenica mattina.
 La nonnina mi invita a sedere mentre lei si mette in piedi accanto, afferrandomi la fronte. Inizia a recitare una filastrocca in cui distinguo delle parole. “Occhio… malocchiu… ferro… cavolo… se qualcuno ha preso d’occhio…”, mentre mi traccia delle crocette sulla fronte. Poi mi accarezza le sopracciglia, io chiudo gli occhi e sento dei profumi di cibo provenire dalla cucina: ah come si mangia bene in Sicilia.
“Elena, devi tornare anche domani e dopodomani”, mi dice la nipote.
La mattina dopo torno, ma la porta del garage è socchiusa e non voglio disturbare. Passo qualche ora dopo, verso le cinque, e la vecchina è un po’ risentita con me: il rito va fatto di mattina, il pomeriggio non funziona! E questo me lo fa capire bene. Io non insisto ma lei procede ugualmente. “Ci vediamo domani MATTINA”, dice salutandomi.

I fatti che seguono sono storia di vera mestizia, considerato che non mi ammalavo dal novembre 2007. Qualche ora dopo la seconda preghierina ferro-cavolo-malocchiu mi sento malissimo, vomito l’anima e un intero pranzo di delizie. La guardia medica diagnostica “lu viruzzzz”. Io ipotizzo una congestione. Molti un’intossicazione alimentare. Poi mi sale la febbre, e il giorno dopo devo anche prendere il volo di ritorno per questa vacanza lampo di quattro giorni interi, più due rosicchiati da operazioni di avvicinamento ad aeroporti, imbarchi, sbarchi, ritiro bagagli. Decido di saltare la terza seduta: non solo non ho le forze di arrivare al garage, ma non voglio neppure correre il rischio di passare lu viruzzz alla nonnina di 91 anni.
Tornata a casa in condizioni pietose, mi domando ancora quale peste possa avermi colpito. Potrebbe essere lu viruzzzz, la congestione, l’intossicazione… oppure... che sia stato lu malocchiu che se ne è andato? 


2 commenti:

Manu ha detto...

Tiè

fuliggians ha detto...

Che in una sola seduta ti abbia tolto il malocchiu e si sia sostituito col malanniu? ;-)

 

Puffetti rosa - Un blog riaperto Puffetti Rosa is Designed by Serena