I miei vicini sono una coppia di signori anziani verso gli ottant'anni. Sono entrambi cardiopatici: lui sta messo un po' peggio "dopo quella volta", dice lei.
Lei è quella che parla. Parla sempre troppo, non dice un cazzo e si fa gli affari degli altri. Lui è bonario e, quando mi becca da solo, ama farsi quattro chiacchiere.
Inizialmente mi chiamavano Elena, ogni tanto mi chiamano ancora Elena, ma più volte è capitato che, anche davanti a me, mi chiamassero LA SIGNORINA (ZAN ZAN, drama button).
Ora, io ci ho quasi quarant'anni e sia per l'anagrafe sia per l'aspetto ci sta che mi si dia della signora.
Ma qui non si tratta di rivolgersi a una persona col "Buongiorno signora", "Buonasera signorina". No. Quando delle persone di ottant'anni del tuo palazzo ti chiamano LA SIGNORINA, è perché è scattato l'anatema generazionale, il bollo ZITELLA-SENZAFIGLI-VIVESOLA (coi gatti).
Questo lo so, ah se lo so, perché nel mio palazzo a Verona, nel condominio *nome di città del Friuli*, c'era un'altra SIGNORINA. Era una signora sola, mai stata sposata, che abitava al secondo piano e lavorava a maglia. Di anni non ne aveva quaranta ma sessanta (ed è arrivata fino a oltre novanta, mi pare), ed era chiamata LA SIGNORINA *il cognome è quello di una nota casa automobilistica con cavallino rampante*. Da distinguersi con la SIGNORA *il cognome è lo stesso di un noto compositore italiano del tardo barocco* al primo piano e che, pur non essendo mai stata sposata, aveva comunque il titolo di Signora. A nulla valsero le mie domande di bambina sulla disparità di trattamento.
All'ultimo piano c'era un'altra signorina ricordata LA POVERA SIGNORINA *cognome tipico veronese che significa "colombi di torre"*. Il prefisso le venne assegnato postumo perché depressa e trovata morta negli anni Ottanta DICONO in un tripudio di psicofarmaci sparsi sul letto.
Ah, come non citare l'altra signora del primo piano: quella lo era di nome e di fatto, sposata e quindi titolata SIGNORA *cognome del marito*. Tuttavia era chiacchieratissima per le molte SIGNORINE che venivano a trovarla: dicevano fosse lesbica.
Siamo arrivati al punto che mancano solo le planimetrie del condominio e, ultime ma non meno importanti, le SIGNORINE del quarto piano: una coppia di signori gay avanti con gli anni. Correva voce che avessero le tende di velluto zebrato, ma pochi ebbero il coraggio di entrare in quel postribolo sodomita.
Quante signorine ci sono nelli palazzi, signora mia!
[nomi e cognomi sono stati volutamente censurati per la privacy e il placido riposo nell'aldilà dei vecchi abitanti del condominio "nome città del Friuli"]
novembre 25, 2013
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4 commenti:
e il principe?
Quanto sarebbe bello appurare la fattura delle sue tende, Signorina.
Quanto sarebbe bello, con la scusante di guardare assieme la puntata di Natale, suonare al suo campanello e, se si è fortunati, incrociare i temibili sguardi inquisitori dalle finestre, sul pianerottolo, sul lucido ascensore. Affrontarli tutti con una teglia di polpette, un sorriso e un fiorellino.
Quindi consumarla la teglia, ridendo un po' della servitù, dimenticando il nome del Baronetto, condividendo la bottiglia di Menabrea.
Un po' a me e un po' a lei. Per poi salutarla togliendosi il cappello. "E' stato bello, Signorina".
Sarebbe bello, Signorina.
Troppi condizionali, cocco. Vivo su un altro pianeta.
Buon anno nuovo signorina!
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