L'esame di Stato per diventare giornalisti professionisti è articolato in due prove: quella scritta e quella orale. L'atmosfera è abbastanza
antiquata (fino al 2008 bisognava fare lo scritto con una macchina da scrivere
meccanica, been there, done that) e all'orale si assistono a scene di ordinaria
scaltrezza. Bisogna intuire cosa vogliono sentirsi dire i giornalisti
che compongono la commissione. Meglio ancora se questi ultimi sono di buon umore e non sono
stati stressati dall'inaudita ignoranza di una biondina che non è in grado di descrivere in modo circostanziato i fatti della crisi
missilistica di Cuba.
Quando ho sostenuto l’esame orale, al ragazzo prima di me venne posta una domanda bellissima: “Come spiegherebbe l’insider trading in una rivista femminile?”. Non ricordo bene come rispose il collega (sì, ci si chiama “colleghi” anche se non ci conosciamo e non condividiamo la redazione, è una cosa corporativa a cui fai presto ad abituarti, come quando da bambino devi buttar giù il cucchiaio di Bactrim). Il collega rispose in modo “sicuro”, dicendo che avrebbe illustrato il reato evitando di scendere nei dettagli legali ed economici.
Dalle retrovie io avevo in mente una risposta diversa: avrei raccontato la storia di Martha Stewart, la regina di un impero editoriale di trasmissioni e riviste americane femminili molto cozy-shabby-chic. La Stewart venne indagata proprio per insider trading e poi condannata per reati connessi a cinque mesi di reclusione: il giorno del rilascio scese dalla scaletta dell’aereo che la riportava a casa avvolta in uno scialle colorato fatto a mano. Disse che lo aveva realizzato una sua compagna di cella messicana. Avrei spiegato l’insider trading partendo da un caso di cronaca che in qualche modo era affine al giornale su cui avrei scritto. Purtroppo la domanda non venne posta a me, quindi la mia risposta non venne mai data.
A me, tra le tante cose, la commissione chiese quale fu uno dei momenti cardine della Guerra Fredda. Tuttavia non volevano che ne dicessi uno tra i tanti, ma quello che avevano in mente loro. A mia discolpa posso dire che non avevo ancora visto Thirtheen Days: penso che sarebbe stato l'unico modo in cui io avrei potuto saperne qualcosa di più. Sempre nel solco dell'autoassoluzione vorrei ricordare che, per una persona della mia generazione, l'evento più importante della Guerra Fredda è la caduta del Muro di Berlino. Mentre per i giornalisti davanti a me, che prediligevano domande su Craxi e sui bei tempi in cui Buzzati scriveva sul Corriere, la crisi missilistica di Cuba era evidentemente fondamentale. Anche in questo caso, quindi, non venne data la risposta migliore possibile.
In sostanza la morale del post, spiegata solo per gli amanti della pappa pronta, è la seguente: non importa solo sapere di poter dire o fare la cosa giusta. Bisogna anche avere il culo di poterla esprimere nel momento giusto. Altrimenti è tutto potenziale che rimane inespresso.
[PS: come corollario alla morale aggiungerei anche che "quando arriverà il tuo turno sicuramente non sarai in grado di dare la migliore risposta possibile".]
[PS: come corollario alla morale aggiungerei anche che "quando arriverà il tuo turno sicuramente non sarai in grado di dare la migliore risposta possibile".]
1 commento:
Finché non arriva almeno un commento non scrivi nuovi post, vero? Eccolo.
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